Slave to Love

slave to love

Slave to Love di Bryan Ferry

A cura di Cristian Corsini

Troppo giovani per ragionare, troppo cresciuti per sognare…(Bryan Ferry, Slave To Love)

Slave to love è l’insieme di quelle tre parole che forse alcune donne vorrebbero sentirsi dire da un uomo. Quell’uomo è Bryan Ferry, classe 1945,  cantautore e compositore britannico.  Ferry ha saputo stupire nell’epoca del Glam rock, quella del primo pop Britannico e della New wave con i Roxy Music.

Icona di grande eleganza, mai banale né scontato, sia nella composizione che nel quotidiano. Quella stessa eleganza che contraddistingue il suo stile, la possiamo trovare anche nella sua voce e nella sua musica, come si addice a un vero Sir.

Da quei lontanissimi anni ’70 del secolo scorso, corre come un amante alla stazione mentre sta andando incontro alla sua donna. E’ proprio su questa immagine che, nel 1985 compone la canzone Slave to love,  brano intenso e noir, a tratti anche scabroso, dove racconta quel suo sentirsi schiavo in una gabbia fatta d’amore. Con questa canzone, Bryan Ferry racconta un uomo in eterna lotta con se stesso che vive con la costante paura di perdere l’oggetto della sua passione che, di fatto, lo rende schiavo d’amore.

L’ottava nota

A cura di Cristian Corsini

Nel suo intimo, il protagonista di questa storia sa perfettamente che resterà sempre in attesa di quella donna, vivendo in una sorta di consapevole rassegnazione. Con questo brano dal portamento quasi  shuffle, al confine con la musica blues, Ferry ci porta in quel mondo di attese amorose, di sospiri e di sguardi languidi.

Non è un caso, infatti, che questa canzone sia stata inserita nella colonna sonora di un film cult come “Nove settimane e mezzo”, che riflette esattamente tutti quegli stati d’animo descritti nella canzone.

La ballad è inserita nell’album “Boys and Girl” del 1985 che vanta la collaborazione, tra gli altri, di musicisti come David Gilmour e Mark Knopfler.

 

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